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La cosa più importante

© Cherry

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    “ Alzai gli occhi sull'orologio da parete: erano le sei. ”
    La cosa più importante
    by Cherry.
    Guardavo il documento bianco sul monitor davanti a me da così tanto tempo da essermi addormentata sulla scrivania. Al mio risveglio, venti, venticinque minuti dopo sembrava quasi cambiare forma e consistenza, ma non il colore che lasciava trasparire la mia totale mancanza di creatività: un bianco spento interrotto solo da un titolo centrale che campeggiava in Times New Roman: "La cosa più importante".

    Già...La cosa più importante per me? Dovrei condividerla col resto della classe? Impossibile, piuttosto consegnerò in bianco.

    Qualche ora prima, l'insegnante di lettere aveva assegnato a tutti un tema per il giorno seguente, non avevo capito come mai una traccia tanto evasiva quanto tagliente data con sufficienza, l'unico modo che avevo per ribellarmici era sbuffare. Ma sbuffare non mi avrebbe salvato da un 2 che avrebbe pericolosamente abbassato la mia media.
    Più ci pensavo, più mi auto imponevo un viso serioso, seccato, aggrottavo la fronte quasi offesa dal subire un "affronto" del genere, leggere a tutti una cosa talmente personale da potersene vergognare per il resto dei propri giorni? Inaudito!.. In realtà ciò che mi infastidiva davvero era la mia mancanza di coraggio nell'ammettere che non avevo niente di cosi importante da ritenere degno di essere riportato per iscritto. La mia vita era trascorsa all'insegna della banalità e della timidezza, apparivo come un essere assolutamente imperturbabile, eppure dentro di me si agitavano sentimenti contrastanti, perché non riuscivo a capacitarmene? Perché più scavavo dentro di me e più non trovavo un episodio in cui prendevo la vita di petto e affrontavo le mie paure? Qual era allora per me la cosa più importante? Forse era vero, nulla di me meritava di essere raccontato. Rimuginai più e più volte sul da farsi, stavo davvero per arrendermi all'inevitabile nota in pagella, quando decisi di prendermi una pausa. L'ennesima.
    Svogliatamente abbassai gli occhi sul display del cellulare che tenevo tra le mani, nessuna chiamata, nessun sms. Sospirai e finalmente realizzai che quello stato di pigrizia intellettiva era dovuto al mio malessere interiore. Non riuscire ad esprimere le proprie emozioni, reprimere ogni sentimento per paura di venire respinti era troppo frustrante da poterlo tollerare ancora.

    Ora basta, darò alla prof quello che vuole, almeno sarà contenta!

    Quella presa di posizione mi fece scattare in piedi come un soldato pronto a far fuoco, tornai alla mia postazione e il documento in Word non mi sembrava più un nemico primario. Non avevo la soluzione a tutti i problemi, avevo solo dato ascolto a una vocina dentro la mia testa soffocata troppo spesso dal timore di sbagliare o essere derisa, ma ormai ero grande, dovevo lasciare spazio a nuovi nemici, che non sarebbero mancati, però senza farmi sopraffare sempre da quelli vecchi.
    Iniziai a digitare sulla tastiera e le parole scorrevano fluide, senza nemmeno accorgermi di quanto stessi scrivendo. Raccontavo una storia che mi riguardava di recente, tutto era iniziato sei mesi prima...
    Era settembre, l'estate volgeva al termine ma il caldo era ancora soffocante, la scuola era ancora una prospettiva lontana e l'unica mia priorità era combattere la noia. Fu cosi che mi immersi nel web fin quando non feci la conoscenza di Dave, un ragazzo come tanti ma cosi dannatamente unico nel suo genere.
    In tutta la mia vita non avevo mai conosciuto una persona come lui, era divertente, simpatico, presente, condividevamo gli stessi interessi e la pensavamo allo stesso modo, la distanza non faceva da ostacolo a un rapporto d'amicizia che si consolidava nei mesi grazie alla tecnologia e alla voglia di restare uniti. Adoravo tutto di lui, persino il suo modo di stuzzicarmi e contraddirmi a oltranza solo per prendermi in giro, e io lo assecondavo in tutto solo per sentirlo ridere, era una cosa che mi estasiava per quanto surreale a dirsi. La cosa triste era il sapere di non potersi incontrare nonostante la voglia comune di abbracciarsi e rendere reale quel volto visto solo attraverso le fotografie. Passarono le settimane, davanti al nostro rapporto si presentava un muro più crudele di quello di Berlino: Dave non avendo altri mezzi per far breccia con dolcezza, mi scrisse una lettera tra le più commoventi e romantiche che avessi mai letto, nella quale mi confessava i suoi sentimenti verso di me. Il mondo mi crollò addosso. Infatti, paralizzata come sempre dai demoni della distanza, dell'ignoto, dal giudizio altrui lo rifiutai, ma versando lacrime amare. Per giorni credetti che quelle lacrime erano un' inequivocabile segno della mia debolezza innata, della mia propensione a fare e farmi del male, senza un motivo reale che mi impedisse di godere la vita nei suoi più intimi e inaspettati momenti.
    Dave naturalmente si chiuse in sé stesso, soffriva molto dal momento che non concepiva come due persone fatte l'una per l'altro non dovessero stare insieme. O almeno provarci! Non so quante volte lo supplicai di tornare a far parte della mia vita, ma mi sentivo tremendamente egoista a costringerlo a sentirmi sapendo che da me desiderava altro...E fu cosi che una bellissima amicizia, nata sei mesi prima sotto la calura di fine estate, si trasformava inesorabile in un freddo ricordo da confinare nella mia memoria.


    Smisi di battere sulla tastiera e rilessi tutto ciò che avevo scritto, sgranai gli occhi per quanto avessi raccontato ogni cosa con una naturalezza in cui non mi riconoscevo: forse qualcosa dentro di me stava iniziando lentamente a cambiare...Sorseggiai il tè alla pesca che avevo accanto a me fissai per qualche secondo il titolo del tema:

    "La cosa più importante"... - lo rilessi diverse volte, volevo essere pronta a riconoscere quale fosse questa cosa importante prima di premere il tasto Stamp - Non lo devo fare per la prof, ma per me stessa. E' il momento di crescere...Si, è il momento di cambiare.

    Presi il cellulare che giaceva silenzioso sulla scrivania e inspirai profondamente; le mani mi tremavano e mi sudavano, non sapevo se più l'una o l'altra cosa, il battito accelerato mi annebbiava la mente, ma non in maniera sufficiente da distogliermi dal mio solido proposito. Digitai velocemente un sms, era ora di confessare i miei veri sentimenti, far capire alla persona a cui tenevo di più che per me non era solo un passatempo, che la sua presenza nelle mie giornate mi spronava ad andare avanti e che i kilometri che ci separavano non erano serviti a spegnere la voglia di poterlo un giorno stringere a me. Finalmente ero pronta a subire le conseguenze di una decisione che avevo avuto il coraggio di perseguire da sola e con lealtà verso il mio cuore. Il futuro avrebbe potuto distruggere tutto come un castello di sabbia soccombe alle onde del mare, ma chi ero io per partire sconfitta? Preferivo la presunzione del coltivare sempre una speranza, e ringraziai Dave per ciò che aveva rappresentato per me in quei sei mesi con quelle due semplici parole...
    Dopo avergli confessato ogni cosa, tornai a respirare come uscita da una lunga apnea.
    Riportai tutto sul tema, la risposta di Dave sarebbe stata la cornice, ma la mia opera d'arte era concentrata tutta in quell'ultima frase del compito: "La cosa più importante è aver capito che non esistono limiti alla voglia di vivere, non dobbiamo privarci di ciò che desideriamo per paura di perderlo, altrimenti sarà come non averlo mai avuto. Ogni giorno della nostra vita è una sfida, ogni sfida vinta è una conquista. E io, ho finalmente smesso di aver paura di me stessa."
    Soddisfatta mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia, era incredibile come un semplice compito scolastico avesse cambiato il mio modo di percepire le cose, non lasciarlo in bianco mi aveva fatto capire che niente era insormontabile e realizzare ciò fu l'ennesima vittora della giornata.
    Passò qualche minuto in contemplazione del soffitto quando uno squillo di cellulare interruppe i miei pensieri. Un sms. Lo aprii e per un attimo il cuore si fermò: era Dave.
    Ad una dichiarazione tanto lunga e sofferta aveva risposto con sei sole lettere: "Anch'io..."
    Sorrisi come una sciocca per il resto della serata, non sapevo la mia nave dove sarebbe arrivata, ma la cosa più importante era che fosse finalmente salpata.

    only for Death Note Zero


    Edited by • Cherry - 30/4/2013, 22:55
     
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